I bambini fanno i miei vestiti!

C’era una volta la sarta.
Da piccola, mia mamma mi ci portava sempre.
Ricordo ancora quelle sessioni di prova, lei che col gesso tira delle linee, che prende le mie misure col centimetro giallo, che ha in bocca gli spilli e quella stanza piena di fili e ritagli di tessuto avanzato.
Poi tagliava e “imbastiva” e si andava a fare una seconda sessione, prima della cucitura definitiva a macchina.
E ci sono andata anche da grande, almeno fino alle superiori ricordo un paio di vestiti fatti da lei.

Ma quand’è che sono passata all’abbigliamento “di massa”? Quand’è che ho iniziato a comprare nei grandi magazzini? Questo passaggio mi sfugge.

Ho iniziato a pesare che tante marche, oltre alla eventuale scarsa qualità degli abiti e uso di tinture chimiche dannose per la pelle (io sono allergica a tutto), offrano abiti realizzati in maniera poco etica, con sfruttamento di manodopera.
Sono sincera, non avevo mai pensato che questa manodopera potesse anche essere minorile.
Queste, riportate da Greenme a dicembre, le condizioni dei bambini.

Basta leggere le etichette: quasi tutte le catene di abbigliamento producono all’estero, in Asia in particolare. Quindi cosa si dovrebbe pensare? Che la scritta made in Bangladesh nasconda lavoro minorile? L’idea che mi sono fatta è sì…
Ho controllato alcune etichette di abiti del mio armadio. Una tragedia umana.
Il pensiero che i miei abiti siano fatti da un bambino che lavora 12 ore al giorno, mi fa venire il voltastomaco. E la cosa non coinvolge solo l’abbigliamento ovviamente.

Cosa fare?
E’ tragico che la scelta etica debba ricadere sul consumatore, che non sa cosa sta comprando, e che forse non lo saprà mai. (Ho letto di aziende che tolgono l’etichetta originale per apporre il made in Italy). Insomma, la certezza di un acquisto etico spesso non c’è.
Però vorrei provare a uscire da questo girone infernale.
Lungi da me il voler fare pubblicità, riporto cos’ho trovato ragionandoci sopra.

  • Nei negozi Altromercato gli acquisti sono solidali. Nel mio paese ce n’è uno e vi passo spesso. L’abbigliamento è ridotto ai minimi termini: vendono foulard e jeans. Ho chiesto per i jeans, forse hanno anche la mia taglia. ma la cooperativa che li produceva è fallita, sono rimasti solo quei capi.
    Tuttavia, su internet ho trovato anche una linea moda e un progetto che si chiama proprio “Chi ha fatto i miei vestiti?”
  • Ho trovato inoltre alcune interessanti campagne del progetto “Abiti puliti”
  •  su Eticamente ho visitato una serie di link proposti per l’acquisto di capi di abbigliamento bio ma anche prodotti nel rispetto del lavoro altrui. Mi sono piaciuti questi che hanno anche la possibilità di shop on line:
    Altarosa
    Trame di Storie
    The Green Road Shop
    Giuditta Blandini stile biologico
    Vestire bio
  • Ho trovato alcuni consigli da applicare in generale: ad esempio se il prezzo è troppo basso, qualcosa non quadra. Qualcuno ci ha rimesso.
    Meglio comprare meno ma meglio: meglio spendere un po’ di più per un prodotto di qualità e magari fatto da un’azienda che ha progetti etici, piuttosto che comprare cento cose a poco e di dubbia provenienza, che poi butteremo presto inquinando e comprandone altre.
  • Un’altra cosa che mi piacerebbe fare: tornare dalla sarta! Recentemente avevo comprato da Gabriella (con spedizione postale) una gonna bellissima e le ho scritto chiedendole per i modelli estivi, che presto arriveranno.
  • Le fiere come Fa’ la cosa giusta
    L’avevo visitata qualche anno fa e non avevo “gridato al miracolo”. Ricordo prezzi alti e una fila di gente per entrare in stand griffati (??).
    Tuttavia, credo che con gli anni sia migliorata. Ecco qui la lista degli espositori dell’ultima edizione, dove c’era anche la sezione “critical fashion”.
  • Altra fiera: Officinalia. Più dedicata all’alimentazione bio, ma con diversi spunti etici anche sull’abbigliamento e calzature.

    Se avete altre idee, oltre a quella di fare un corso di taglio e cucito (per me impraticabile)… sono tutt’orecchi 😀

 

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6 risposte a I bambini fanno i miei vestiti!

  1. mattinascente ha detto:

    Si è passati agli abiti della grande produzione, quando i prezzi risultavano essere decisamente favorevoli!!! Ho tentato di proporre capi confezionati con tessuti ecologici, ma, oltre alla difficoltà di reperire tessuti certificati, il costo è risultato notevole. In un mondo di velocità, approssimazione e poca attenzione per i particolari e l’originalità, è solo il prezzo che fa la differenza!!! Purtroppo è difficile fare apprezzare il piacere di un abito cucito su misura, dell’attesa per la sua realizzazione, della sua unicità. Io però non mollo e continuo a proporre il mio “anacronistico” lavoro. Buona giornata.

    • auradiluna ha detto:

      Sì il costo per avere la qualità è sempre alto… io spero di trovare la giusta via di mezzo, soprattutto senza sfruttamento… Ma quando dici che proponi il tuo lavoro intendi dire in casa o ai tuoi amici? lavori a maglia?
      Ciao, un saluto

      • mattinascente ha detto:

        Ho iniziato con la famiglia, poi le amiche e poi il passaparola ha fatto il resto. Mi piacerebbe avere un piccolo laboratorio, una piccola bottega artigiana, ma nella mia città ci sono pochissime realtà di questo genere, la gente è sempre di corsa, la funzionalità è molto importante (regalai delle magliette dipinte a mano e abbellite con perline a delle amichette della danza e finirono in lavatrice ed asciugatrice, con relative lamentele!!!) e la burocrazia completa il quadro. Quindi penso che continuerò a gestire la mia professionalità come hobby, per coloro che l’apprezzano. Lavoro a maglia, ma solo per passione, in quanto sono troooooppo leeeentaaaa!!!! Un caro saluto.

      • auradiluna ha detto:

        Ma hai fatto un grande lavoro! ammiro sempre chi riesce a realizzare abiti a mano, mi piacerebbe molto ma nono totalmente inesperta (e senza tempo). Magari ci hai già pensato, ma ad esempio nel mio paese ci sono delle signore che preparano cose fatte a mano e poi le vendono in chiesa alla fine della messa per devolvere il ricavato alla parrocchia… e si era creato anche un “giro” di insegnanti (la nonna di mio marito) e allieve!
        E comunque… quella della lavatrice e asciugatrice non si può sentire!!!

  2. Emanuela ha detto:

    Grazie per questo tuo scritto così interessante e importante.
    Non è facile difendersi da ciò che ormai si vede in ogni negozio di fascia media……io odio spendere in abbigliamento, non sono affatto una fashion victim, al contrario !!!!
    Ho un’amica, sarta bravissima, che mi cuce cose bellissime con stoffe accumulano per anni, quando mamma ancora cuciva e poi…. utilizzo, con grande divertimento, abiti che ho conservato e che hanno anche 35 anni!!
    Erano cose di gra qualità e sono convinta che questo paghi…. e non erano capi cuciti da bimbi.
    Emanuela

    • auradiluna ha detto:

      Sì il vintage è sempre affascinante, io stessa ho conservato delle borse di quando le mie zie erano giovani, e una volta mettevo anche della scarpe di mia nonna (figurati come ero alla moda!!). Però ti confesso che mi piace rimodernare il mio guardaroba, per noia più che altro, e per lavoro…ma non trovo quasi mai cose che mi piacciono! Poi se oltretutto sono cose che nascondono tragedie umane.. mamma mia!!!!!

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